Correzione di Bozze

 

Come si fa una Correzione di Bozze e come si svolge il Servizio di Revisione Testi Letterari?

 

Una delle attività più importanti nel panorama editoriale, perlomeno in fase di produzione di un'opera letteraria propriamente detta, è la Correzione di bozze.

In questa sezione esamineremo più nel dettaglio la filosofia professionale di Stefano Airoldi come correttore di bozze e il suo metodo di lavoro, al fine di fornire informazioni utili a privati, case editrici o studi di servizi editoriali che necessitano di una collaborazione.

Riflessioni sull'Amore

Dunque, innanzitutto occorre considerare in modo autonomo i due concetti, quello di 'Editing' e quello di 'Correzione di bozze', raggruppati più che altro per convenzione e comodità dagli addetti ai lavori. Infatti, sebbene ineriscano entrambi all'insieme delle attività redazionali che precedono la pubblicazione di un libro e alla sfera dei compiti di un buon editor, questi due termini non sono equivalenti e riguardano una serie di operazioni ben distinte. Per essere più precisi, possiamo considerare la Correzione di bozze come una fase preliminare dell'Editing, dando a quest'ultimo un significato più ampio ed esclusivo.

In questo capitolo inizieremo a definire le linee guida della Correzione di bozze di Stefano Airoldi, tracciate a seguito dell'esperienza al "Corriere della Sera" in qualità di Assistente di Redazione / Correttore di bozze e dopo l'incontro con l'universo della microeditoria. Stefano considera la Correzione di bozze come un Editing di grado zero, un'attività volta a individuare, in un testo già ben definito e quasi pronto per la pubblicazione, eventuali refusi o errori grammaticali e di sintassi, al fine di ottenere la giusta pulizia formale. Non solo, dunque, questa operazione non riguarda i contenuti di un'opera, ma non altera nemmeno la modalità espressiva scelta dallo scrittore. Il correttore di bozze si limita a limare alcune imperfezioni del testo, affinché il risultato finale possa rendere onore all'autore, alla casa editrice che ha investito su di lui e, non ultimo, alla lingua italiana e alla sua grammatica. Con ciò, naturalmente, non si intende il fatto che il correttore di bozze sia solamente una figura di contorno. Tutt'altro, il suo è un mestiere di grande precisione e richiede un grado di attenzione quasi maniacale verso i piccoli dettagli che possono minare la qualità di una pubblicazione. Tuttavia, i testi che necessitano "solo" di una Correzione di bozze sono già in possesso di un'inalterabile dignità letteraria, per cui a essi non vanno applicati gli aggiustamenti formali e, talvolta, contenutistici, che caratterizzano invece l'Editing.

 

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Cosa sono le Norme di Uniformazione Editoriale?

 

La peculiarità della Correzione di bozze di Stefano Airoldi sta, piuttosto, nel fatto che egli intende considerare come parte di questa fase anche l'applicazione delle cosiddette "norme di uniformazione editoriale", ritenuta da molti editor attività separata o, peggio, classificabile come Editing. Di conseguenza, questo servizio è assolto da Stefano unitamente alla correzione dei refusi o degli errori grammaticali e sintattici, e non necessita di un tariffario per servizi editoriali indipendente.

Le "norme di uniformazione editoriale" sono, per chi non lo sapesse, il gruppo di convenzioni, relative a ogni casa editrice, che regola la formattazione di un determinato scritto, in modo che esso sia conforme ai canoni imposti dalla collana o dal catalogo editoriale all'interno dei quali sarà pubblicato. Quindi, secondo Stefano Airoldi, è compito del correttore di bozze applicare il regolamento sintattico e formale stabilito da una certa casa editrice a tutte le opere da essa pubblicate. Le "norme di uniformazione editoriale" sono, come tutte le convenzioni, estremamente variabili. Per esempio, la Faligi Editore, una casa editrice con cui Stefano ha collaborato in passato, non tollera le cosiddette "d" eufoniche (ad [per] esempio, ad eseguire, tu ed io, fino ad ora, ad esso, e via dicendo...), non ammette l'utilizzo del verbo venire in luogo del verbo essere («Tutto ciò viene [ è ] visto come...», «Con questo contratto veniva [era] stabilito che...», eccetera), preferisce l'esplicitazione della subordinata all'uso della forma implicita («Dato che la situazione attuale non lo permette...» è considerato forma migliore rispetto a «Non permettendolo la situazione attuale...»). Un'altra casa editrice, invece, potrebbe prescrivere la digitazione in corsivo di tutti i nomi stranieri che non appartengono al vocabolario della lingua italiana e concedere l'uso delle "d" eufoniche, proibito dalla Faligi Editore. Un'altra ancora potrebbe scegliere di non adottare mai espressioni passivizzanti («In questo testo si chiarisce che...» può risultare meno gradevole di «Questo testo chiarisce che...»), e così via... Insomma, ciascuna realtà editoriale potrebbe imporre un particolare codice da rispettare e il correttore di bozze ha il compito di attenersi a queste norme.

Tuttavia, è bene ricordare che le "norme di uniformazione editoriale" non giudicano la correttezza o meno di una forma espressiva. Piuttosto, la loro finalità è quella di omologare gli scritti appartenenti a una stessa collana (o catalogo) per mantenere coerenza nella formattazione. Di conseguenza, la salvaguardia di tali norme non è e non deve essere la parte preponderante del lavoro dell'editor, quanto un compito da assolvere per garantire armonia fra tutte le pubblicazioni di una certa casa editrice. Proprio per questa ragione, Stefano Airoldi ricomprende il controllo delle "norme di uniformazione editoriale" all'interno della mansione di Correzione di bozze, trattandosi di semplice applicazione di regole prestabilite, automatica corrispondenza fra il canone generale e il testo di riferimento.

Alcuni "redattori-draghi" (intendendo, con questa curiosa immagine, le figure di editor che hanno fatto la storia della letteratura, con l'importantissimo e spesso sottovalutato ruolo di supporto nei confronti di scrittori illustri) ritengono che l'applicazione delle "norme di uniformazione editoriale" sia un compito più adatto a delle "gallinacce letterate" che a brillanti consulenti letterari. Azzardarsi a dire una cosa del genere significa avere le credenziali per farlo: Stefano Airoldi, non avendo ancora dimostrato niente, si limita a "derubricare" questo compito dall'ambito dell'Editing e a equipararlo alla semplice, ma per nulla scontata, Correzione di bozze.

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